ROMANZI

Pubblicato a Novembre 2023

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Prima Edizione Novembre 2021

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Alice è impulsiva, decisa a voler avere il controllo sulla sua vita e, per sua ammissione, dotata di una scarsa dose di pazienza. Durante una fine di giugno come un’altra di quel 2017 si ritroverà però a dover sottostare ad una serie di macchinosi eventi, architettati ad arte a sua insaputa. Eventi che la porteranno a viaggiare in numerosi luoghi fino all’altro capo del mondo, per poter cercare delle risposte che la sua testa – per qualche motivo – non riesce a ricordare. Eventi che sono ben più grandi della portata della sua esistenza e arrivano a coinvolgere persino quei cosiddetti poteri forti cui pensava di essere totalmente estranea. Tutto inizia in una dimensione onirica in cui si trova catapultata senza averne controllo, e con l’incontro apparentemente casuale con una persona che sembra capire fin troppo di lei. Così dovrà leggere a fondo dentro sé stessa, imparare ad attingere a nuove risorse come pazienza e resilienza, per far sì che quell’intricato filo color acquamarina, che sembra condurla in maniera oscura e inevitabile attraverso molteplici imprevisti e cambi di direzione, si districhi prima di tutto nella sua mente, e la porti infine a liberare ciò che di inaspettato si è celato nella sua testa, e in fondo, nella sua vita.

 

Prologo del libro Acquamarina

E poi mi schiaffeggiò. E fu come se un cristallo si rompesse in una miriade di frammenti in cui ognuno rifletteva i miei occhi sgranati, o per la verità una parte dei miei occhi… occhi grandi e parzialmente presenti in ogni frammento, come se avessi da riflettere solo occhi, e nessun corpo. Mi guardai attorno. Mi circondava soltanto un bianco accecante, impalpabile, non saprei dire quanto distante, come se non ci fosse una fine. Avevo sempre pensato che il nero fosse più consistente, meno inquietante del bianco. Il nero è caldo, profondo, solido, mentre il bianco mi trasmette assenza, e soprattutto intangibilità. Era questa infatti la sensazione che provavo, mentre mi resi conto di come non ci fosse neanche suono in quella sorta di realtà, di come il cristallo, cadendo, non avesse prodotto rumore, come se fosse atterrato su una superficie ovattata. Almeno fuori da me, perché nella mia testa avevo percepito con chiarezza l’infrangersi di quello strano oggetto. Cercai di muovermi. Presi coscienza delle braccia che si alzavano per cercare di toccare quel nulla abbagliante, e vidi che rifrangevano quella dimensione bianca. Non saprei spiegarlo bene, era come se la mia